Appartamenti in affitto senza busta paga: come trovarli?
Tutti hanno bisogno di un tetto sopra la testa, anche chi non ha un regolare contratto di lavoro. Purtroppo i proprietari degli immobili, visto l’elevato indice di morosità presente in Italia, spesso pretendono che gli inquilini presentino dei precisi requisiti reddituali, in modo da non avere particolari difficoltà nel pagare il canone ogni mese. Per fortuna non è sempre così, altrimenti per i disoccupati, gli studenti, i lavoratori precari o irregolari e tante altre categorie di soggetti risulterebbe impossibile trovare un alloggio. Scopriamo quali sono le mosse da seguire per prendere degli appartamenti in affitto senza busta paga.
Dove trovare appartamenti in affitto senza busta paga
Prima di vedere come trovare una casa in affitto senza busta paga è necessario fare una premessa: tutti i proprietari (giustamente) richiedono delle rassicurazioni sulla situazione economica del possibile inquilino. Non avrebbe senso affittare una casa (magari acquistata o costruita con tanti sacrifici) a chi non ha alcuna possibilità di pagare il canone mensile. Però un conto è affittare gli immobili solo a chi ha una busta paga, mentre un altro conto è affittarlo a chi può offrire anche altri tipi di garanzie. D’altronde non esiste una legge che vieti di cedere in affitto un immobile a chi non ha un lavoro come dipendente. Ma dove si trovano gli appartamenti in affitto senza busta paga? Purtroppo non ci sono dei trucchi particolari, bisogna semplicemente spulciare per bene i vari siti di annunci, i portali delle agenzie immobiliari e le relative pagine social.
Sotto diversi punti di vista gli affitti senza busta paga sono simili ai prestiti senza busta paga: chi non ha un documento di reddito può convincere il proprietario a concedergli l’immobile presentando delle garanzie alternative. Inoltre, proprio come accade con i prestiti personali, la busta paga non è l’unico documento di reddito che può essere accettato come garanzia. La busta paga è il prospetto che il datore di lavoro consegna ai suoi dipendenti quando gli paga lo stipendio e che riepiloga diverse informazioni, tra cui quelle relative alla formazione della loro retribuzione. Un pensionato con i suoi ultimi cedolini può dimostrare di avere un’entrata fissa e stabile, mentre i professionisti ed i lavoratori autonomi possono presentare le loro ultime dichiarazioni dei redditi. I problemi veri, quindi, riguardano ci non può dimostrare di avere alcuna entrata economica stabile da lavoro o da pensione.
Il garante o l’attestazione della banca per convincere il padrone di casa
Per riuscire a prendere in affitto un appartamento senza busta paga (inteso senza alcun documento di reddito) si deve quindi ricorrere alle garanzie alternative, in modo da dimostrare al proprietario di essere in grado di pagare il canone mensile senza problemi anche se non si può contare su uno stipendio fisso e documentabile. La garanzie che viene utilizzata più spesso in situazioni di questo tipo è quella offerta da un terzo soggetto come garante o come co-firmatario del contratto di affitto. Nel primo caso il proprietario avrà la possibilità di rivalersi sul garante solo dopo aver richiesto il pagamento del canone all’inquilino e questi si è dimostrato inadempiente. Nel caso di terzo cofirmatario, il padrone di casa si potrà rivolgere indistintamente all’uno o all’altro per il pagamento del canone. Nella stragrande maggioranza dei casi, il co-firmatario è un familiare dell’inquilino: si pensi per esempio ai genitori che si impegnano per permettere al figlio studente fuori sede di prendere un appartamento in affitto.
Chi non vuole coinvolgere una terza persona e vuole cercare di prendere un appartamento in affitto senza busta paga con le sue uniche forze potrebbe cercare di dimostrare al padrone di casa di essere in grado di rispettare l’impegno mensile mostrandogli un’attestazione della banca. Con questa, l’istituto di credito assicura che il soggetto, nel momento in cui viene emesso il documento, ha la possibilità economica per rispettare il pagamento del canone. Sull’attestazione non vengono riportati dei dati precisi per motivi di privacy (ad esempio non c’è il saldo del conto), ma si tratta di una garanzia più che valida a cui può ricorrere chi ha un buon conto corrente su cui vengono periodicamente versate delle somme (rendite di investimenti, pagamenti di inquilini per ulteriori immobili ceduti in affitto e così via).
Garanzie alternative per affittare un appartamento senza busta paga
Un altro modo per riuscire a prendere un appartamento in affitto senza busta paga prevede la sottoscrizione di una polizza assicurativa. Alcune compagnie emettono delle polizze molto particolari che proteggono il padrone di casa al riparo dal rischio di morosità da parte dell’inquilino. In altre parole, quando l’inquilino non paga il canone, subentra l’assicurazione, che versa la somma al padrone di casa. In questo caso il proprietario è messo al sicuro da brutte sorprese, ma è evidente che si tratta della soluzione meno conveniente per l’inquilino: la polizza ha un costo e questo sarebbe a suo carico, andando ad aggiungersi al normale affitto, e per questo non è una soluzione tanto praticata.
Ad ogni modo, il padrone di casa ha la possibilità di tutelarsi anche senza nessuna delle garanzie elencate in precedenza: molto spesso, infatti, quando viene sottoscritto il contratto, può richiedere che l’inquilino versi subito un anticipo ed una cauzione. L’anticipo (che non può superare le re mensilità) in teoria dovrebbe servire per saldare gli ultimi canoni quando si arriva alla scadenza del contratto, ma possono essere trattenute nel caso in cui l’inquilino si dimostri inadempiente. La cauzione, il cui importo non può superare le tre mensilità, sono una garanzia per gli eventuali danni che l’inquilino potrebbe arrecare all’appartamento affittato. Il limite dei tre mesi di anticipo può essere aggirato con l’emissione di cambiali: nel caso in cui l’inquilino si rivelasse moroso, il padrone di casa potrà agire contro di lui, forte del titolo di credito.
Il contratto di affitto senza busta paga
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, riuscire a trovare un appartamento in affitto senza busta paga è difficile, ma non impossibile. Ci sono tante strade percorribili e non bisogna arrendersi alle prime difficoltà. Quando si trova la soluzione giusta arriva il momento di sottoscrivere il contratto di locazione, ovvero l’accordo con cui una parta si obbliga a far godere all’altra parte un bene (in questo caso l’appartamento) per un determinato periodo di tempo dietro il pagamento di un determinato corrispettivo. Il contratto di affitto può essere di diverse tipologie: a canone libero, a canone concordato, convenzionato, transitorio, per studenti universitari. Nei contratti a canone libero, che possono avere una durata di quattro anni con rinnovo automatico di altri quattro, il canone è stabilito liberamente dalla contrattazione tra le parti. I contratti a canone concordato ordinario possono avere la durata di tre anni con rinnovo automatico di due anni (o tre, se le parti sono d’accordo) ed il canone deve rispettare il tetto massimo che è stato stabilito per quel territorio.
I contratti a canone concordato per studenti universitari possono avere una durata che va dai sei mesi fino ai tre anni e possono prevedere il rinnovo automatico alla scadenza per un periodo della stessa durata (ma c’è la possibilità di disdetta). I contratti a canone concordato transitori possono avere una durata che da uno a diciotto mesi. In Italia la formula più utilizzata è quella dell’affitto ordinario di lungo periodo (più della metà dei contratti appartiene a questa tipologia. I contratti di affitto senza busta paga devono contenere gli stessi elementi previsti per i contratti tradizionali: deve quindi esserci l’indicazione delle parti, l’identificazione del bene (indirizzo, dati catastali, locali, servizi e destinazione d’uso), il canone di locazione e le eventuali altri spese, la durata e le altre clausole (caparra, cedolare secca e così via). Ovviamente il contratto deve essere registrato entro trenta giorni dalla sua data di decorrenza utilizzando gli appositi moduli forniti dall’Agenzia delle Entrate: non c’è questo obbligo per i contratti che hanno una durata inferiore ai 30 giorni nel corso dell’intero anno.
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